mercoledì 19 giugno 2013

Il travet oblomoviano*

Scrivendo per diletto un tipo umano
la prima traccia mnestica che trovo
riguarda l’aggettivo “oblomoviano”
ch’io son da quando scrivo e più mi movo.

Sono un travet, d’aspetto grigio e mite,
ch’aspetta la finestra o lo scalone
e nel frattempo tempera matite
contando quanto manca alla pensione.
  
Per luogo ormai comune, consumato,
pubblico impiego è sì quel gran recinto
in cui fo niente dopo aver timbrato.
  
Ingiusta sorte di calunnia in vista,
nessuno che abbia mai verificato
quant’io sia invece uno stacanovista.
  
Crudo destino tocca all’arrivista,
il nonno occupa il posto del nipote
che fermo, oblomoviano, sol riscuote.


"Travet" per "Impiegato diligente e puntuale" specialmente con valore ironico o spregiativo, deriva dal nome del protagonista della commedia, in dialetto piemontese, di Vittorio Bersezio Le miserie d’monssù Travet (1863), che impersona un povero impiegato schiavo del dovere.

"Oblomoviano" e "oblomovismo" per "Atteggiamento di apatica e fatalistica indolenza" assunto come caratteristica emblematica della generazione russa anteriore all’abolizione della schiavitù della gleba (1861) derivano dal nome di Oblomov ablòmëf› protagonista del romanzo omonimo (1859) del narratore russo I. A. Gončarov


*Il sonetto è pubblicato da Giulio Mozzi tra i suoi Tipi umani

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