lunedì 20 maggio 2013

Carneade

Bansky (chi!?) parafrasando Andy (chi!?), disse:
"Nel futuro avremo tutti 15 minuti di anonimato".

Ammetto l'omissione volontaria
dell'antico scettico (chi!?) dal mio novero,
così che il suo nome nell'indice

risalta per assenza, si mostra nascondendosi
alla vista antonomastica,
per colpa d'Alessandro (chi!?)

lui sì, gran costruttore come pochi
di gogne deonimiche:
di bravi e donabbondi,
di perpetue, donrodrighi e innominati.

Lo studio di Carneade, approfondito,

in ogni scuola e grado, per riparare
al torto manzoniano, ripropongo.


Carneade di Cirene (Cirene, 214 a.C. – Atene, 129 a.C.) è stato un filosofo greco antico della corrente degli scettici. Viene considerato come il fondatore della terza Accademia di Atene (nota anche come Nuova Accademia). Carneade è conosciuto – e spesso nominato come sinonimo di persona poco nota – in ragione della celebre citazione contenuta ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Nell'incipit dell'VIII capitolo, Don Abbondio, uno dei personaggi del famoso romanzo, è nella sua stanza che legge un panegirico in onore di San Carlo Borromeo, all'interno del quale è menzionato il filosofo. È a questo punto che esclama tra sé e sé la lapidaria battuta, destinata a diventare a suo modo famosa (e a condizionare molte biografie di personaggi considerati, appunto, dei carneadi per antonomasia): "Carneade! Chi era costui?". (tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Carneade)

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